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Twice Exceptional – La storia dei bambini incredibili


Prendetevi il tempo per leggere questo articolo, perché ognuno di noi ha una particolarità e un’unicità. Non saperlo vuol dire gettare un’occasione, e in molti casi, in questo tempo e in questa vita, è l’unica che avete…
Quante volte avremmo desiderato essere diversi, speciali, con i migliori superpoteri!
La verità è che anni di Goku, Ken il guerriero, Sailor-moon, Super-man, Batman e il successivo decennio di Spiderman, X-men, Capitan America, Iron man e chi più ne ha più ne metta, ci hanno fatto capire (o costretti a capire) quanto è importante essere diversi e che questo migliorerà sicuramente la nostra vita. L’amara verità, ciò di cui non ci accorgiamo da bambini, è che l’eroe di turno non ha vita facile e forse il vero eroe è ciò che esce fuori da noi, spinto da anni di sacrifici, sconfitte, perdite… e solitudine!
Flash Parr, nel film Pixar “Gli incredibili”, è dotato di una velocità eccezionale quasi vicina a quella della luca. Muovendosi in maniera così sollecita, alla velocità è in grado di surclassare qualsiasi suo compagno in tutti gli sport. Tuttavia schiavo del suo enorme potenziale, non riesce a trovare un posto nel mondo. La sua velocità non gli permette di competere e di praticare sport con gli altri; la sua famiglia di supereroi in incognito non gli permette di rivelare i suoi superpoteri, è essenzialmente solo, dedito alla competitività e con problemi di condotta a scuola. Ciò che per lui è la sua grazia ed enorme potenzialità è anche la sua rovina più grande. Lo stesso è per Violetta sua sorella, ed in generale per tutta la famiglia. Nell’ennesima discussione con sua madre, Flash afferma che lui non deve nascondere il suo essere diverso e speciale, ma la madre controbatte – “tutti noi siamo speciali!”.
La vita non è un film, ma mai come in questo caso ne riprende le fattezze e ne ricalca un copione talmente preciso da sembrare una fantasia troppo reale per essere creduta. Sta di fatto che bambini così esistono. “Twice-exceptionality”è un termine ormai largamente utilizzato nella letteratura scientifica: psicologi, educatori e tutte le altre figure di riferimento identificano questi bambini come “gifted” ovvero come portatori di talenti o abilità di alto livello, ma che insieme ad esse hanno una o più disabilità che non gli permette di adattarsi al contesto.Le difficoltà di apprendimento sono incluse nelle difficoltà ambientali (Silverman, 2013).
L’apprendimento è innanzitutto legato ai cinque sensi, normalmente anche le persone neurotipiche prediligono un canale di apprendimento piuttosto che un altro. Ed è proprio questo di cui parla Temple Grandind (2014), quando descrive il concetto di sensibilità sensoriale. Temple Grandin è una professoressa della Colorado State University, ed è lei stessa portatrice di questa doppia eccezionalità. Il suo autismo ha i suoi punti di forza e di debolezza dal punto di vista sensoriale. Da piccola afferma di aver provato difficoltà perfino a tollerare il rumore di un petardo che i bambini sotto casa facevano scoppiare era per lei sconvolgente e fonte di angoscia, e guardava con terrore i palloncini che i bambini si lanciavano l’un l’altro durante le feste, raccontando che i rumori che superavano una determinata soglia erano una vera e propria fonte di dolore.
Ciò che differisce dalla norma non sono i sensi in sé, ma come il nostro cervello li elabora e li processa al fine di raccogliere informazioni. Il problema delle alterazioni sensoriali è qualcosa che affligge 9 persone autistiche su 10, ma da recenti studi Grandin afferma che più della metà dei bambini a sviluppo tipico soffre di queste alterazioni. Nonostante questo ancora oggi tali problemi ricevono una scarsa attenzione. La spiegazione è semplice, tutta l’attenzione verso i trattamenti viene concentrata verso la socializzazione. Purtroppo però per le persone con difficoltà nel processamento sensoriale, è difficile socializzare in un ambiente che per loro è fonte di stress (Grandin, 2014).
Tuttavia Temple Grandin ha dichiarato che le differenti elaborazioni sensoriali, non sono punti di debolezza, bensì modi diversi di essere e di vedere il mondo; in poche parole costituiscono abilità. L’esempio che riporta è proprio sé stessa, la quale si è scoperta in possesso di un pensiero visivo eccezionale ce ha utilizzato al fine di progettare impianti di macellazione che non facessero soffrire le mucche. Il suo segreto era pensare come “Google immagini”, tutto per lei era tradotto in figure e configurazioni visive. Concetti e parole che per gli altri rimangono astratti per lei assumono forme concrete e stabili come a vederle disegnate davanti a lei, tranne i numeri che come lei dichiara le sono sempre rimasti difficili. Qui sotto TEDx in cui spiega come ha saputo sfruttare intelligentemente le sue abilità visuo-spaziali. Sono presenti sottotitoli in italiano. Buona visione!
Guadart https://youtu.be/fn_9f5x0f1Q
In una ricerca condotta su un campione di 80 ragazzi, dai 6 agli 11 anni catalogati come “gifted” o altrimenti individuati come portatori di un alto quoziente intellettivo sono state incluse fino a 14 tipologie di modalità sensoriali. I ragazzi presentavano tutti un quoziente intellettivo maggiore di 138, il quale rappresentava il limite minimo per accedere alla scuola dalla quale il camapione di ragazzi è stato selezionato. I risultati mostravano differenze significative tra i ragazzi ad alto potenziale cognitivo e la popolazione di controllo con un quoziente intellettivo nella norma, in tutti i profili sensoriale, fatta eccezione per la soglia di risposta e per l’elaborazione visiva. In generale è stato evidenziato come non ci sia solo una reattività emotiva, bensì fisiologica e inscritta a livello cerebrale che fa si che vi sia una diversa interpretazione degli stimoli, rispetto a coloro che hanno un funzionamento nella media (Gere et al., 2009).
Ciò che è importante sapere è che i bambini “twice exceptional” non si limitano ad avere difficoltà o particolarità dal punto di vista dell’elaborazione sensoriale, come ad esempio un’udito sensibile o schemi mentali talmente precisi da fari si che anche la sequenza matematica più lunga e complessa possa essere letta come una lista della spesa, ma molto spesso possono ricadere all’interno del disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD). I dati non spiegherebbero la complessità della situazione se non accompagnati da una testimonianza diretta. A parlare è proprio una mamma che si è specializzata in questo, dopo che a suo figlio è stata riconosciuta questa doppia eccezionalità. La diagnosi diviene un momento di respiro e di comprensione, perché molto spesso ci si ritrova a brancolare nel buio ed a domandarsi cosa stia succedendo. Nell’articolo pubblicato per l’Associazione nazionale per i ragazzi con alto potenziale cognitivo, la mamma dichiara che non solo ogni tassello era tornato al suo posto e che tutto ora aveva una spiegazione, ma che la scelta di una scuola speciale aveva prodotto benefici enormi anche da un punti di vista della socializzazione. Ciò che è più importante è incontrare i bisogni di questi ragazzi. I bisogni principali di ragazzi con ADHD e con alto potenziale cognitivo sono di natura sociale. Il principale bisogno è coltivare una relazione uno-a-uno, face-to-face che insegni al ragazzo le norme sociali. Ciò che però risulta essenziale per questi ragazzi è la possibilità di essere sottoposti ad alti livelli di stimolazione per un funzionamento ottimale del loro cervello, che si “nutre” di stimoli cognitivi, linguistici e soprattutto immaginativi. Il cervello degli individui 2e (abbreviazione di twice-exceptional), necessita di una maggiore stimolazione rispetto alle persone con un quoziente intellettivo nella media (Moon, 2011).
Quando perdiamo il diritto a essere diversi, perdiamo il privilegio di essere liberi. (Charles Evans Hughes)
E alla fine, come si riconosce un bambino “twice-exceptional”?
In una spirale che si riavvolge su sé stessa e tuttavia non si ferma mai, che confonde chi la guarda e allo stesso tempo affascina, in questa maniera possiamo definire ciò che sia essere “doppiamente speciale” o vedere ragazzi e bambini con queste peculiarità. Tuttavia genitori, insegnanti psicologi, pediatri medici che formulano diagnosi di continuo, devono poter comprendere chi possiede una dote, che lo eleva e che è allo stesso tempo una difficoltà poiché non è supportata dall’ambiente circostante.
Tuttavia definire un profilo con caratteristiche comuni non andrebbe contro l’idea di diversità?
No!
A parer io è proprio questo che permetterà una maggiore sensibilizzazione sul tema. Pensate a quanto ancora poco, nelle scuole e nei vari centri psicologici, educativi e medici si sappia ancora poco sull’argomento.
Abilità nella norma o di alto livello in molti domini che siano verbali, come uno sviluppo precoce del linguaggio o della lettura, o non verbali come una predilezione per i numeri la musica fino ad arrivare alla programmazione informatica, sono mascherate da disabilità complementari sensoriali, di apprendimento, comportamentali o emotive. Il fatto che le seconde nascondano le prime, fa sì che sia ancora più utile presentare un profilo comune, frutto di esperienze di diversi genitori.
È proprio da questo proposito che 5 genitori si sono impegnati a condividere le lo storie, affinché dalla loro esperienza, figli e altri genitori possano imparare qualcosa. Quattro mamme ed un papà, genitori di figli “twice-exceptional” che condividono insieme la provenienza geografica (Ontario), le esperienze di terapie psicoeducative, gli ostacoli e la risposta alla domanda principale: come i genitori siano diventati consapevoli, che i figli erano portatori di tali particolarità? I figli dei genitori intervistati hanno un’età compresa tra gli 11 e i 20 anni, 2 ragazze e 3 ragazzi. Di seguito verranno riportate due storie:
Nate, figlia unica, era una bambina che amava i videogiochi per pc, complessi giochi da tavolo ed il teatro. La sua passione l’ha portata a frequentare il palcoscenico fin dall’età di 5 anni. La mamma di Nate inizia ad accorgersi delle sue difficoltà quando percepisce una discrepanza ed un distacco tra le sue abilità di lettura che esercitava con successo a casa e i suoi bassi voti a scuola. Aveva, in particolare, difficoltà a leggere ma la sua difficoltà era semplicemente identificata come un’estrema pigrizia. La valutazione degli psicologi fu chiara: Nate aveva un’abilità sviluppatissima nell’ambito della comprensione verbale. Per chi volesse delle spiegazioni ulteriori, o per chi si chieda quanto sia alta l’abilità di Nate, possiamo spiegare che solo il 3% della popolazione mondiale ha abilità uguali o superiori alla sua. Si trova quindi nel 97esimo percentile. Invece per quanto riguarda la scrittura si trova in una posizione molto bassa (10mo percentile). Ironia della sorte, la sua velocità di lettura è talmente alta che a livello orale, salta alcune lettere. Tuttavia Nate arrivata alla sesta classe (considerando la trasposizione Americana delle classi), è migliorata molto, e consapevole dei suoi talenti linguistici li utilizzerà nel campo del teatro
Burton è un giovane ragazzo, ama la storia, ama giocare al computer ed ha dimostrato fin dalla più tenera età mostrò abilità accademiche straordinarie, tanto che una volta arrivato in Canada fu inserito in una classe superiore rispetto alla sua età. Durante la frequentazione della terza classe, fu somministrato a Burton un test per ragazzi ad alto potenziale cognitivo. Dai risultati emerse che si posizionava all’interno del 99esimo percentile. Per questo la scuola lo inserì in un programma diverso, che gli permetteva di frequentare ragazzi con le sue stesse abilità e con programmi scolastici alla sua portata. Ciò che fu di notevole difficoltà sono state le richieste sociali: rispetto ai rapporti interpersonali ed alle richieste Burton aveva molta difficoltà a gestire l’ansia tanto da non voler più andare a scuola. Il padre si preoccupò di fornirgli l’educazione necessaria attraverso un programma di “home schooling”, che gli permettesse di seguire le lezioni con più tranquillità. All’età di 12 anni, durante la settima classe, Burton tendeva sempre di più ad isolarsi. I genitori per cercare una spiegazione al suo comportamento decisero di portarlo da alcuni psicologi per sottoporlo ad alcuni test. I risultati chiarirono la situazione, mostrando Burton fosse un ragazzo Asperger. Subito dopo la diagnosi, fu presa visione dei bisogni speciali di Burton e nell’undicesima classe, all’età di 16 anni dopo un percorso terapeutico, Burton raggiunge il suo obiettivo di essere uno studente “regolare”.
(Dare e Nowicki, 2015)
Entrambe le storie ci insegnano quanto i genitori possano essere di aiuto nell’identificare eventuali limiti e potenzialità nei propri figli. I genitori hanno un ruolo importante nel fornire una guida sicura ai propri figli, e ancor di più in questi casi. E’ bello concludere questo articolo con una citazione di quella che è una delle persone autistiche più consapevoli e famose che si è battuta per la diffusione di questo messaggio “Different, not less!” – “Siamo diversi, ma non meno capaci!” – Temple Grandin
BIBLIOGRAFIA
Dare, L., & Nowicki, E. A. (2015). Twice-exceptionality: parents’ perspectives on 2e identification. Roeper Review, 37(4), 208-218.
Gere, D. R., Capps, S. C., Mitchell, D. W., & Grubbs, E. (2009). Sensory sensitivities of gifted children. American Journal of Occupational Therapy, 63(3), 288-295.
Grandin, T. (2014). Il cervello autistico. Milano, Adelphi Edizioni spa.
Moon, S. M. (2011). Parenting gifted children with AD/HD. Parenting gifted children: The authoritative guide from the National Association for Gifted Children, 405-410
L’ha ribloggato su Alessandria today @ Pier Carlo Lava.
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