L’IMPORTANZA DELLA OSSERVAZIONE A SCUOLA DA PARTE DELL’INSEGNANTE

Un altro argomento a me caro è l’osservazione diretta a scuola del bambino e della classe in generale.

È una competenza rilevante per chi decide di essere insegnante. Inoltre, si dovrebbe protrarre l’accoglienza degli alunni per tutto l’anno scolastico e non solo nelle prime settimane, dove l’aria nuova produce eccitazione ma che poi, quella stessa aria di novità e di felicità, lascia il posto alla routine giornaliera che, sistematicamente, la didattica scolastica produce.


Si deve iniziare a capire che l’osservazione è un vero e proprio metodo scientifico, tramite il quale l’insegnante ha la possibilità di recepire molteplici informazioni su un dato fenomeno. Per l’insegnante, inoltre, rappresenta un buon modo per conoscere e comprendere al meglio i suoi alunni.


Si sa, specialmente i bambini di tenera età sono personcine complesse ma se riuscissimo a osservarli, nel qui e ora della relazione educativa, molti ostacoli potrebbero essere non solo affrontati e superati ma compresi, capiti. Si potrebbe capire come mai vi era o vi è quel tale limite, magari perché proprio quel limite e non un altro, e così sarebbe più facile sapere dove mirare per far crollare quel ponte che genera divisione o diffidenza.


Tempo fa, nella rivista PSICOLOGIA E SCUOLA, a proposito dell’argomento Osservazione a scuola, si leggeva:


” L’osservazione fa emergere in modo sistematico elementi conoscitivi rispetto un determinato campo di conoscenza, poiché è sempre guidata da ipotesi, di cui L’Osservatore può essere più o meno consapevole.

Ciò che emerge dalle attività di osservazione in campo scolastico, quindi, sono le reazioni degli alunni all’intervento psicoeducativo del docente, sono proprio queste reazioni che, se registrate e interpretate, secondo linee di sviluppo e di acquisizioni, consentono di intuire i punti di forza e di debolezza di ciascuno e della classe, e di riconoscere la linea di partenza su cui poggiare la progettazione didattica”.

E ancora, in considerazione della osservazione partecipante, si leggeva:


” L’osservazione partecipante, per le sue qualità, è lo strumento formativo per eccellenza, che permea e qualifica la funzione docente. Solo l’insegnante ha il privilegio di poter Osservare in modo diretto Il bambino e il suo comportamento in contesti di apprendimento così differenti, quali gioco, routine, attività eccetera eccetera, e nell’interazione con compagni di pari o diversa età, con genitori e altri adulti. Diventa nelle mani dell’insegnante uno strumento flessibile e dinamico che consente di cogliere informazioni di tipo qualitativo e quantitativo, in modo sistematico, nei diversi settori in cui si declina l’attività scolastica, allo scopo di assumere decisioni operative che abbiano buone probabilità di successo”.

Si spera, quindi che, sempre più insegnanti, assumino questo atteggiamento nei confronti dell’intera classe e anche dei singoli alunni. Potrebbe essere anche utile, in determinate occasioni, l’aiuto di un osservatore esterno, anche di un collega, ad esempio, in grado di cogliere in modo del tutto distaccato gli elementi rilevanti del campo di osservazione, restituendo aspetti imprevisti, sfuggiti all’osservatore partecipante per la soggettivita’ che può connotarlo.

In questo modo si potrebbe fare prevenzione e non solo ma il bambino si potrebbe sentire veramente compreso, capito e valutato.

Dal normodotato al plusdotato, dall’ipodotato a bambini con vari disturbi, tutti si sentirebbero valutati e sicuri di poter esprimersi nel migliore dei modi.


Ovviamente l’osservazione dovrà essere del tutto effettuata in modo coerente, senza essere prevenuti nei confronti di bimbi più ribelli, ma deve essere fatta con la mente aperta e in modo del tutto coerente e sincero. Altrimenti finirebbe per essere non solo inefficace ma soprattutto distruttiva e potrebbe rendere la vita dell’alunno più un inferno che una esperienza positiva.

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